sabato 28 novembre 2009

Vecchiaia? No grazie, non posso: sono precario!

L'altro giorno parlavo con un collega di uno dei due lavori che faccio. Lui è dipendente. Si parlava di lavoro e gli chiedevo come si sentisse a 45 anni lavorativamente parlando. Da notare che occupa un posto dirigenziale in un'azienda pubblica e guadagna decisamente bene.
Mi risponde che si sente un uomo di mezza età che comincia a guardare alla pensione. Caspita, questa risposta mi ha spiazzato. Ho pensato che forse è dopo i 40 che ci si sente così allora gli ho chiesto quando avesse comnciato a sentirsi un uomo di mezza età. Mi ha risposto dopo i 30, verso i 35. Il chè non fa una grinza dal punto di vista aritmetico: il doppio di 35 è 70. Ha ragione lui mi son detto.
E pensare che io ho 39 anni e ancora guardo alla mia adolescenza come fosse ieri. Ma solo coi ricordi per carità, non coi contenuti. Mi sembra ieri che iniziai a studiare all'università, e poi riguardo al giorno della laurea (11 dicembre 1996) e guardo a ieri pensando alle speranze di trovare un lavoro stabile (!).
Ma io mi sento ancora così: nutro ancora la speranza (che è realmente l'ultima a morire) di trovare una sistemazione...
E poi ho pensato "che bello, io non mi sento un uomo di mezza età, sono ancora un giovanotto anche se i prossimi sono 40".
Effettivamente il precario non può permettersi di invecchiare.
Beata precarietà (parafrasi di beatà gioventù).

lunedì 16 novembre 2009

Una illuminazione sulla condizione di noi tutti avvenuta in un primo pomeriggio uggioso

Tutti lo usano e ovviamente tutti ne abusano del termine “precario”. Io pure. Allora oggi mi sono voluto togliere lo sfizio di cercarne l’origine per vedere se il significato col quale lo utilizziamo corrisponde alla sua origine. E…sorpresa!

Precàrio= lat. PRECÀRIUS da PRÈX preghiera (v. Prece): propr. Ottenuto per preghiera.

Che si esercita con permissione, per tolleranza altrui; quindi Che non dura sempre, ma quanto vuole il concedente; e per estens. Che ha poca durata; Temporario, Non stabile.

Deriv. Precariamente, Precarietà.

Rivelazione numero uno: siamo tutti precari. La nascita fa necessariamente di noi esseri precari (dipendiamo sempre da qualcuno). L’errore è arrivato quando il termine precariato è stato collegato con il termine lavoro. Da questo punto di vista alcuni sono solo un po’ più precari degli altri, o meglio sono certamente più precari nell’ambito lavorativo ma non di certo in quello esistenziale. E anche questo non è certo poiché se sono temporaneamente precari potrebbero anche non esserlo in un momento successivo poiché non c’è nulla di più precario del concetto di temporaneità. Poi potrebbero ridivenirlo e così via all’infinito. Come tutti in pratica.

Ma allora essere precari come siamo soliti intendere questo termine, ovvero lavorativamente parlando, è secondario. Ciò che è primario è che tutti moriremo. In questo senso siamo tutti precari. La tolleranza altrui la si potrebbe attribuire a Dio (per i credenti) o alla Biologia (per i credenti nella biologia). In pratica nel precariato il libero arbitrio non è contemplato poiché dipendiamo comunque da qualcuno che con tolleranza ci permette, ma solo per un tempo non infinito, di fare qualcosa. Ecco perché siamo tutti precari e chi lo è lavorativamente lo è solo in un settore ma magari vive più a lungo di quel tizio che a 18 anni aveva il lavoro meno precario del mondo (becchino) e a 19 morì. Al contrario, il suo collega (collega di razza umana) che a 18 anni era precario, a 30 ancora, a 40 decise che nonostante era ancora precario di sposarsi ed ebbe due figli e a 60 anni ancora si domandava quando avrebbe avuto un lavoro definitivo e morì a 102 anni compilando il suo ricco curriculum pieno zeppo di esperienze lavorative utilizzando Office 1000 di Windows Vista la prima è meglio la seconda…mi sono perso. Insomma il fatto è che questo ultimo fu un po’ meno precario di vita poiché visse 83 anni di più di quello che aveva un lavoro meno precario.

La rivelazione numero due è la più importante ed è quella che ribalta la faccenda. Se il precario è colui che dipende dalla tolleranza altrui, allora lavorativamente parlando non avendo il precario nessuno da cui dipendere (per definizione il precario non è un dipendente) allora il precario è l’unico che può esercitare il libero arbitrio. E questa è davvero una bella notizia.

giovedì 5 novembre 2009

Creatività

Una delle abilità che maggiormente sviluppiamo noi precari, lavorativamente parlando, è la creatività.
Essere sempre sul filo del rasoio, essere di quà ma vedere in continuazione "l'al di là" è una situazione adrenergica.
La mente è continuamente al lavoro per vedere come riuscire a cavarsela, il cervello calcola ipotesi con gradi diversi di probabilità. I processi decisionali sono sempre in opera.
L'ansia così come lo stress sono quelli definiti di "tipo buono", quelli che ti preparano, di fronte al leone ad attaccare o scappare. Noi precari siamo costretti ad attaccare. In pratica siamo combattenti.
E poi vuoi mettere la soddisfazione di riuscire a non fare la fine del topo!!!

Coraggio, creatività, salute, c'è di che essere orgogliosi ad essere precari.