sabato 31 ottobre 2009

Il precario gode di ottima salute

Sono le 19 e 17 di sabato.
Sto ancora lavorando, a casa moglie e bimbi mi aspettano. Stasera c'è Halloween: serata da mostri. Anche la mia salute è da mostri. E siccome assolutamente credo nell'origine psicosomatica delle malattie riesco a spiegarmi perchè la mia salute è mostruosa: mai raffreddori (e se solo accennano ad arrivare in due giorni mi salutano), mai febbre, mai una frattura.
E' la psicologia che mi cura, se mi ammalassi non avendo malattia pagata (così come ferie, ecc.) non potrei lavorare e quindi di conseguenza guadagnare.

Insomma un altro aspetto positivo del precariato: la salute.

p.s. ora che mi sovviene un paio di settimane fa non stavo per niente bene, sarei rimasto a letto volentieri. Però mi sono alzato e sono andato a lavorare, in serata stavo già meglio. Quindi qualche altra causa deve concorrere alla salute.

venerdì 30 ottobre 2009

Il naturale senso di instabilità

E' sin troppo semplice dire che tutto è precario.
Di fatto la vita è precarietà nel senso di instabilità naturale.
Per certi versi rendersi conto di essere precari ci rende più elastici, resilienti e capaci di adattarci alle situazioni. E' un pò come se ad un certo punto ci si rendesse conto, col passare del tempo, che in realtà ogni cosa è possibile ed è il presunto senso di stabilità ad essere ingannevole.
Credo, ma è solo una mia idea, che in parte sia dovuto al senso di immortalità che ci accompagna, altrettanto fallace quanto quello di stabilità. O forse è la paura di usare la creatività per trovare nuove soluzioni.
Ad un certo punto, dopo aver rincorso la stabilità ed uscendone frustrato, ho capito che la condizione nella quale mi muovevo meglio, nella quale riuscivo a nuotare senza aver bisogno di salvagenti era proprio quella delle incertezze. E questo mi ha fatto pensare che anzichè essere un handicap potesse diventare un'abilità da percorrere e rafforzare.

giovedì 29 ottobre 2009

La gentilezza del precario

Tendenzialmente noto che sono gentile. Soprattutto sul lavoro. Tendo ad andare d'accordo con tutti. Cerco di appianare divergenze, evito scontri, sono accomodante. Adesso si potrebbe pensare che sia dovuto al fatto che il mio temperamento sia di questa specie. Può darsi che in parte lo sia.
Molto però è dovuto al fatto che sono precario: non posso mandare a quel paese le persone anche quando ne avrei ragione. Con eventuali clienti, eventuali colleghi e superiori devo essere morbido.
Insomma la gentilezza è opportunismo. Poi lentamente ti penetra addosso e diventi così perchè diventa abitudine. L'abitudine alla gentilezza.

E allora caro lettore di passaggio, sai che ti dico: VA A QUEL PAESE!!!

Grazie per avermi ascoltato caro lettore di passaggio e per avermi permesso di non essere gentile come la spontaneità vorrebbe.

Esistenze provvisorie

Un noto studioso di psicologia ha una volta asserito che si potrebbe definire la vita nel campo di concentramento come un esistenza provvisoria...

...In una situazione psicologica assai simile, si trova, per esempio, il disoccupato. Anche la sua esistenza è diventata provvisoria; in un certo senso, neppure lui può vivere volgendosi al futuro verso uno scopo situato nel futuro... In base a interviste psicologiche sistematiche, con minatori disoccupati abbiamo avuto occasione di studiare esattamente gli effetti di questa forma d’esistenza deformata, riguardo al « tempo interno » o « al tempo esperienziale », secondo l’accezione psicologica.

Viktor Frankl, Uno psicologo nei lager, Ares, pag. 122

martedì 27 ottobre 2009

viadegasperi33

Stavo pensando a che titolo dare al blog.
Volevo parlare di precariato. Non vorrei parlarne nel solito modo come di qualcosa di subito.
Vorrei provare a parlarne come di una condizione, una cornice all'interno della quale mi muovo e che non mi è sconosciuta del tutto e quindi un pò me la sento addosso. Mi ci muovo dentro insomma.
E siccome proprio a causa di questa situazione mi trovo a fare due mestieri, precari, ecco che ho pensato di utilizzare l'indirizzo -nel senso di geografico - del secondo mestiere.
Esercito una professione in una certa via de gasperi al numero trentatre di un certo paese.

Vorrei, più che di precariato, parlare di possibilità altre da quelle iniziali. Seguendo le necessità ma anche le idee. E' così per chi lascia una casa, un lavoro e parte per mondi lontani. Anche chi precaria (voce del verbo precariare: colui che esercita il precariato) lascia la staticità e inizia a galleggiare...