venerdì 22 ottobre 2010

oggi è venerdì: l'assenza del concetto di tempo

Stamane accompagno mio figlio all'asilo. Mi dice, mentre siamo in macchina: papà, domani è sabato, poi dopo c'è domenica e siamo a casa insieme. E' già, rispondo stampandomi un sorriso da ebete sulla faccia.
Lo porto in classe e una maestra dice all'altra "Ale, meno male che oggi è venerdì". Penso "ma andate a cagare".
Poi, dopo un'ora d'auto e trenta minuti trascorsi per trovare un parcheggio non a pagamento, finalmente entro al mio precario primo lavoro, timbro con un precario cartellino dove c'è scritto a chiare lettere "personale non dipendente" (giuro) e salgo nel mio luogo di lavoro. Sento un paio di persone che stancamente dicono "meno male che oggi è venerdì".
Andate a cagare lo avevo già pensato per le maestre di mio figlio. A queste dedico un beato "andate a dare via il deretano".
E poi, subito dopo l'illuminazione della ricerca postiva degli aspetti del precariato: domani è sabato e io lavorerò al mio secondo precario lavoro. Che bello, concentrerò tutta la gioia di stare con i miei bambini per la domenica. Questo è davvero bello. Un giorno solo ma concentrato. Sveglia presto, colazione insieme, piscina, giochi, pranzo, riposino, merenda, giochi, cena, film e poi tutti a letto. E a quel punto io penserò "dai, domani è lunedì, ricomincia una settimana, meno male che tra otto giorni (perchè il precario conta da giorno a giorno) è ancora domenica.

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